Un ricordo del console Pierantonio Costa
Da pochi giorni è mancato Pierantonio Costa, console in Ruanda, vivo il nostro ricordo e la nostra riconoscenza per il suo coraggioso e duraturo intervento durante il genocidio, mettendo a rischio la sua vita a favore degli altri.
“In mezzo a tanta violenza e sofferenza, qualcosa avevo fatto. Solo questo. Questo e niente di più” sono le sue parole, ma ha lasciato una impronta indelebile nei tanti che sono stati salvati dal suo impegno ed un importante segnale di umanità in una situazione veramente drammatica.
Viveva in Ruanda dal 1965 come imprenditore di successo, dal 1988 al 2003, gli viene affidata la rappresentanza diplomatica italiana. Nei tre mesi del genocidio, dal 6 aprile al 21 luglio 1994, Costa interviene direttamente in soccorso di molte persone e porta in salvo quasi duemila italiani ed occidentali, ne abbiamo testimonianza diretta di Guido Acquaroli volontario di Amici dei Popoli, impegnato in Ruanda con la famiglia:
“Negli anni 90 eravamo impegnati in Ruanda con un progetto ministeriale, erano gli anni in cui scoppiò la guerra civile e nella località di Nyamata il 10 marzo 1992 Antonia Locatelli venne assassinata per aver dato voce a quanto stava succedendo.
Antonia era una delle nostre controparti del progetto e ricordo che in quei giorni andai diverse volte in zona nell’intento di portare aiuto a Rilima e Nyamata. Nell’ultimo viaggio cercai l’aiuto del Console Pierantonio Costa: andammo con il suo camion a portare materiale di soccorso. Incontrammo Antonia che ci ringraziò per gli aiuti e ci disse che aveva saputo da poco che l’avevano presa di mira ed era sulla lista delle persone da eliminare. Quella sera, avanzando l’ora del coprifuoco, non potemmo attardarci.
La brutta notizia ci giunse la mattina seguente: durante la notte un commando l’aveva uccisa con due colpi di pistola. Tornai con Pierantonio a Nyamata e con un medico dell’ambasciata svizzera per la constatazione di morte e per presenziare al funerale.
In quel periodo la tensione aumentava nel paese per cui Pierantonio ci pregò di procurarci delle radio trasmittenti per rimanere il più possibile in contatto per scambiarci informazioni circa la situazione del paese. Questa radio mi permise nell’aprile 1994 di ricevere la richiesta di aiuto di Roberta Brusaferri, nostra volontaria a Gatenga. Io mi trovavo a Musha poco più di 15 km da Kigali, per cui avvisai immediatamente Pierantonio che un gruppo armato aveva attaccato la nostra casa di Gatenga e che la vita di Roberta era in pericolo. Pierantonio si organizzò e riuscì a raggiungere Roberta.
Sempre Pierantonio mi comunicò qualche giorno dopo che dovevo organizzare un’evacuazione da Musha per me e la mia famiglia e le 22 persone che abitavano nella zona. Mi chiese di raggiungere Rwamagana, una località non lontana, dove la cooperazione belga aveva organizzato un centro di raccolta protetto. Pierantonio ci raggiunse la mattina seguente e organizzò l’evacuazione in direzione dell’aeroporto. Arrivati all’aeroporto, giunse il primo dei tre aerei militari italiano con gli uomini della Folgore e l’ambasciatore italiano a Kampala. Pierantonio fece chiedere dall’ambasciatore l’autorizzazione a mia moglie perché potessi rimanere con lui per cercare di raccogliere gli ultimi italiani rimasti bloccati a Kigali. L’aereo partì e quella notte la passammo in aeroporto spostandoci continuamente per via dei colpi che arrivavano sulle vetrate. In quella occasione la nostra amicizia e stima si rafforzò”.
Poi Costa si stabilisce in Burundi e da lì realizza una serie di viaggi attraverso il Ruanda per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile. Anche di questo abbiamo testimonianza dei Padri Eros Borile e Vito Giorgio che sono rimasti nell’orfanotrofio di Nyanza durante tutto il periodo della guerra e successivo genocidio.
Pierantonio Costa verrà insignito della medaglia d’oro al valore civile per gli italiani portati in salvo e analoga onorificenza riceverà dal Belgio. E’ stato tra i candidati al Premio Nobel per la Pace 2010. A Pierantonio Costa sono dedicati un albero e un cippo nel Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano e di Padova.